Il Comitato Organizzatore ringrazia ogni partecipante per il contributo alla sesta edizione del Forum. Nelle prossime settimane saranno disponibili le registrazioni dell'evento.
L’edizione 2022 si intitola “Augmenting Humans. Ripensare i confini del genere umano”. La rassegna affronterà il tema dell’enhancement dell’essere umano e di come le alterazioni che questo comporta possano modificare il concetto stesso di umanità. Fornito un quadro scientifico-tecnico delle effettive possibilità di enhancement ad oggi disponibili, si approfondiranno gli aspetti filosofici e normativi di tali tecnologie, esplorando anche le rappresentazioni mediatiche che ne sono state fornite.
In quali modi è effettivamente possibile ampliare o potenziare le capacità di un essere umano, che sia con metodi genetici o di ingegneria biomedica? Quali sono e quali dovrebbero essere i limiti imposti a tali tecnologie? Queste alcune delle domande a cui cercheremo di rispondere negli interventi del Forum 2022, che saranno gratuiti e aperti al pubblico e si terranno in presenza (compatibilmente con l’andamento dell’attuale crisi pandemica) dal 23 al 25 marzo 2022.
La rassegna si concluderà con una tavola rotonda, alla quale potranno partecipare, come relatori e relatrici, studenti universitari e studentesse universitarie frequentanti una delle realtà d’eccellenza d’Italia (Scuole di Studi Superiori e Collegi di Merito), l’Università degli Studi di Torino e il Politecnico di Torino. Le interessate e gli interessati dovranno avere cura di inviare al Comitato Organizzatore del Forum Ferdinando Rossi l’abstract di un articolo, secondo le scadenze e le tematiche indicate sul relativo bando e il Comitato provvederà a vagliare le proposte ricevute.
16:00 - 16:30
Intervengono
- Prof. Stefano Geuna (Magnifico Rettore dell’Università degli studi di Torino),
- Proff. Michele Graziadei e Adriano Chiò (in rappresentanza della SSST)
16:30 - 17:00
Università degli Studi di Torino
17:00 - 18:00
Il (bio)potenziamento umano come responsabilità nei confronti delle generazioni future
Lo sviluppo tecnologico potrebbe accrescere notevolmente la nostra capacità di condizionare la vita dei bambini che nasceranno, permettendoci di scegliere il loro patrimonio genetico. Non soltanto potremmo correggere importanti anomalie genetiche e prevenire terribili malattie, ma attraverso modificazioni programmate potremmo anche potenziare le loro disposizioni. Alcuni pensano che i figli siano sempre un dono meraviglioso che i genitori dovrebbero accettare per come vengono e non come oggetti della loro ambizione o della loro volontà. Tuttavia, se gli interventi sul DNA diventeranno sempre più sicuri e precisi, non avremo il dovere di assicurare ai bambini che portiamo al mondo la migliore dotazione genetica? Un genitore che vuole migliorare le disposizioni naturali dei propri figli non è criticabile: un programma di potenziamento però è compatibile con i principi di una società liberale? È giusto che una persona (il genitore) scelga il patrimonio genetico di un’altra (i figli)? Non c’è il rischio di caricare i bambini che nascono di aspettative e responsabilità pesanti? Inoltre, qualsiasi persona potrà avere figli ‘potenziati’ o solamente le persone più ricche? Al centro del dibattito di bioetica da più di un decennio, il tema del (bio)potenziamento umano ci permette di confrontarci con le questioni che emergono nel momento in cui gli esseri umani non sono più un ‘dono’, ma l’oggetto di una progettazione consapevole.
Università degli Studi di Torino
10:30 - 11:30
Biologia molecolare della predizione genetica e del genome editing: potenzialità e limiti
Nell'ultimo decennio, le tecnologie sviluppate dalla biologia molecolare hanno reso possibile la lettura e la riscrittura delle informazioni genetiche individuali, fin dagli stadi più precoci dello sviluppo embrionale. La disponibilità di questi mezzi fa ritenere a molti che l'umanità sia sul punto di prendere il controllo diretto della propria evoluzione. Procedere o meno in questa direzione sembrerebbe dipendere più da autolimitazioni etiche che da problematiche tecniche. Ma siamo veramente sicuri che si tratti di una prospettiva realistica? Fino a che punto è possibile predire che ad una certa sequenza genomica debbano corrispondere determinate caratteristiche del fenotipo individuale? Fino a che punto è possibile ottenere particolari caratteristiche fisiche o psichiche attraverso una modificazione mirata del genoma? In questo intervento si cercherà di dare una risposta a queste domande, attraverso un'analisi approfondita del concetto di complessità biologica.
Università di Genova e Istituto Italiano di Tecnologia
11:30 - 12:30
Le sfide della neuroingegneria tra passato, presente e futuro
La neuroingegneria è un campo multidisciplinare al confine tra neuroscienze e ingegneria. Il suo obiettivo primario consiste nello sviluppare strumenti che consentano il dialogo con il Sistema Nervoso Centrale, con un duplice obiettivo: i) approfondire le conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso anche come ispirazione per nuove tecniche di intelligenza artificiale; ii) sviluppare sistemi in grado di interagire con il sistema nervoso, per ripristinarne le funzioni in caso di disabilità. Focalizzandosi principalmente sul secondo obiettivo, saranno introdotti esempi peculiari di sviluppi neuroingegneristici, quali interfacce cervello-macchina e neuroprotesi, offrendo una panormaica dei maggiori risultati scientifici ottenuti a partire dagli anni 2000 fino ai giorni attuali. Veranno inoltre presentate le nuove sfide in ambito neuroingegneristico, dove la simbiosi tra sistemi biologici e artificiali permetterà di rispondere a domande scientifiche sempre più stimolanti. Ulteriori sviluppi e applicazioni a partire da semplici sistemi in vitro fino all’utilizzo per l’uomo saranno introdotti e discussi.
12:30 - 15:30
Università Gregoriana
15:30 - 16:30
Platform e libertà
Università degli Studi di Torino
16:30 - 17:30
Il postumano in filosofia
Innanzitutto vanno distinti tra loro il transumanesimo e la filosofia postumanista. Il primo prosegue e radicalizza la tradizione veteroumanista, ipotizzando che il potenziamento dell’umano possa essere oggi perseguito con un fecondo incrocio tra bios e nuove tecnologie. Il secondo si muove entro una prospettiva sistemica, che ha al centro la nozione di complessità, e propone una radicale presa di distanza dall’umanesimo tradizionale. Si mostrerà come istanze provenienti dal paradigma della complessità, dalla biologia evolutiva e dalla cibernetica costituiscano un campo di sapere in cui è possibile ridefinire la relazione dell’umano sia con i viventi di altre specie, sia con gli artefatti che formano l’ambiente in cui Homo sapiens si muove.
Università di Siena
17:30 - 18:30
Immaginare l’uomo che verrà: il sogno dell’immortalità digitale
La possibilità concreta di ottenere qualche forma di sopravvivenza post-biologica è un argomento che acquista un’importanza crescente tanto nel campo della ricerca scientifico-tecnologica quanto nel nostro immaginario culturale, sulla base delle teorie di esperti di robotica e di informatica come il canadese Hans Moravec; e il Transumanesimo confida in essa per eliminare la morte, suprema sintesi di tutti i limiti biologici dell’umano. Esistono già un buon numero di progetti e laboratori che lavorano in questa direzione, che a molti appare come il vero big business del futuro. Una delle funzioni più importanti dell’immaginario narrativo, e di quello fantascientifico in particolare, è quella di speculare sulle potenzialità, le opportunità e i pericoli palesi connessi ai fenomeni più importanti del tempo presente: per comprendere meglio le implicazioni etiche e politiche di questa utopia potrà essere utile dare un’occhiata anche ai risultati della speculazione fantastica di scrittori e registi – non solo di fantascienza, visto che si tratta di un tema che negli ultimi anni ha valicato i confini della cosiddetta “fantascienza di genere” per colonizzare anche l’immaginario mainstream.
Scuola Sant’Anna di Pisa
10:00 - 11:00
Il potenziamento umano tra ideologia e mercato: proposte per un inquadramento giuridico
La prospettiva dello human enhancement può essere indagata in chiave giuridica secondo due principali direttrici: la prima si propone di situare un fenomeno emergente, che ancora deve dispiegare le sue potenzialità e i suoi rischi, nel quadro dei principi e dei valori costituzionali (dignità, uguaglianza, libero sviluppo della personalità, tutela della salute) e della riflessione biogiuridica sulla medicina. Un secondo tracciato si interroga sulla caratterizzazione dei dispositivi biomedici con scopi di “potenziamento” quali beni e servizi destinati al mercato, per capire se la regolazione di certe pratiche possa passare attraverso la disciplina della sicurezza dei prodotti e il diritto dei consumatori. L’intervento esplora entrambe queste linee di analisi, con l’obiettivo di metterne a fuoco vantaggi e limiti.
Università degli Studi di Torino
11:00 - 12:00
Intelligenze naturali e artificiali
L'intelligenza artificiale è nata negli anni sessanta prendendo a modello l'intelligenza "naturale" di noi esseri umani. Oggigiorno invece l'intelligenza artificiale rischia di non essere né artificiale, né intelligente, ma soprattutto molto lontana dall'intelligenza di noi esseri umani, se non addirittura aliena.
12:00 - 14:15
14:15 - 15:30
15:30 - 17:30
17:30
I relatori e le relatrici appartengono ad aree disciplinari differenti e provengono dai migliori centri di ricerca che trattano della tematica scelta. Al termine di ogni intervento sarà possibile sollevare domande, proporre stimoli, unirsi al dialogo.
Maurizio Balistreri è Professore associato di filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino e membro del Comitato di Bioetica d’Ateneo. Il suo ambito di ricerca è la bioetica, l’etica dei robot e dell’intelligenza artificiale e l’etica applicata: i suoi ultimi libri sono Il bambino migliore? Che cosa significa essere genitori responsabili al tempo del genome editing (Fandango 2022); Superumani: etica e potenziamento (Espress 2011, 2020), Il futuro della riproduzione umana (Fandango 2016) e Sex robot. L’amore al tempo delle macchine (Fandango 2018; Malpaso 2021). È uno degli autori di Biotecnologie. Modificazioni genetiche (Mulino 2020) ed ha collaborato al Dizionario di Bioetica a cura di Eugenio Lecaldano (Laterza 2002).
Laureato in Medicina e Chirurgia, ha conseguito un dottorato di ricerca, che ha previsto due anni di ricerca negli USA presso l’Università di Harvard. Attualmente è professore ordinario di Biologia molecolare presso l’Università degli Studi di Torino, dove coordina anche un gruppo di ricerca presso il Dipartimento di Neuroscienze "Rita Levi Montalcini". La sua attività di ricerca si concentra sullo studio delle basi molecolari delle microcefalie, dei geni implicati in microcefalie nei tumori cerebrali e nell'analisi computazionale della funzione genica.
Michela Chiappalone è Professore Associato di Bioingegneria presso il Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi (DIBRIS) dell'Università di Genova, Italia. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Elettronica e Informatica presso l'Università di Genova nel 2003. Nel 2002 è stata Visiting Scholar presso il Dept of Physiology, Northwestern University (Chicago, IL, USA). Ha poi svolto un periodo di Post Doc presso l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) a partire dal 2007. Nel 2013 ha ottenuto una posizione da Ricercatore (Team Leader) in IIT, inizialmente nel dipartimento di Neuroscience and Brain Technologies e, dal 2018, nel Rehab Technologies Lab, a cui tutt’ora è affiliata. Nel 2015 è stata Visiting Professor presso l'University of Kansas Medical Center (Kansas City, KS, USA) nel gruppo del Prof. R. J. Nudo, esperto mondiale di ictus. Dal 2012 al 2015, Michela Chiappalone è stata Coordinatrice del progetto europeo FET Open ‘BrainBow’, giudicato eccellente dalla Commissione Europea. Da Marzo 2021 è Professore Associato di Bioingegneria. Nel 2021 è stata nominata IEEE EMBS Distinguished Lecturer. È autrice di 78 articoli pubblicati su riviste internazionali, più di 60 contributi peer-reviewed a conferenze internazionali, 8 capitoli di libri e ha tenuto più di 80 presentazioni scientifiche presso conferenze internazionali/nazionali e istituti di ricerca. È anche Editor di 2 libri. Michela Chiappalone svolge attività di ricerca nell’ambito della neuroingegneria al fine di sviluppare tecnologie innovative per il trattamento di patologie del sistema nervoso.
Paolo Benanti è un francescano del Terzo Ordine Regolare - TOR - e si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare i suoi studi si focalizzano sulla gestione dell'innovazione: internet e l'impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie. Come scrive lui stesso, "cerco di mettere a fuoco il significato etico e antropologico della tecnologia per l'Homo sapiens: siamo una specie che da 70.000 anni abita il mondo trasformandolo, la condizione umana è una condizione tecno-umana..."
Giovanni Leghissa (Trieste, 1964) è Professore Associato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. Redattore di “aut aut”, direttore della rivista online di filosofia “Philosophy Kitchen”. Ha insegnato filosofia presso le Università di Vienna, Trieste, e presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Tra le sue pubblicazioni: Per la critica della ragione europea. Riflessioni sulla spiritualità illuminista (Mimesis, Milano 2019); (con G. Becchio) The Origins of Neoliberalism (Routledge, London 2016); Postumani per scelta. Verso un’ecosofia dei collettivi (Mimesis, Milano 2015); Neoliberalismo. Un’introduzione critica (Mimesis, Milano 2012). Incorporare l’antico. Filologia classica e invenzione della modernità (Mimesis, Milano 2007). Ha curato, con Enrico Manera, il volume Filosofie del mito nel Novecento (Carocci, Roma 2015). Le sue indagini hanno come punti focali: fenomenologia, psicoanalisi, epistemologia delle scienze umane, filosofia del post-umano, filosofia della tecnica, rapporto tra religione e modernità, filosofia interculturale, Postcolonial e Gender Studies.
Simona Micali ha studiato e insegnato in diverse università italiane e degli Stati Uniti, e oggi è professore di Critica letteraria e letterature comparate all’Università di Siena. Le sue ricerche si sono concentrate soprattutto sulla narrativa moderna e contemporanea, il mito, il rapporto tra letteratura e altri media, la science fiction, il fantastico e il poliziesco. Da alcuni anni si occupa in particolare di postumano, di ecocritica, di narrazioni apocalittiche e di teoria del simulacro; nel 2016 ha organizzato e curato gli atti del convegno internazionale su Fictionalizing the Posthuman; nel 2018 ha pubblicato il volume Towards a Posthuman Imagination in Literature and Media: Monsters, Mutants, Aliens, Artificial Beings (Peter Lang, Oxford); nei primi mesi del 2022 uscirà il suo volume Creature. La costruzione dell’immaginario postumano tra mutanti, alieni, esseri artificiali (ShaKe, Milano). È membro del Global Posthuman Network e della Rete Postumana italiana.
Erica Palmerini è professore associato di diritto privato presso l’Istituto Dirpolis della Scuola Sant’Anna di Pisa. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i rapporti tra diritto e tecnologia, il biodiritto e la responsabilità civile. Ha coordinato il progetto europeo RoboLaw – Regulating Emerging Robotic Technologies: Robotics Facing Law and Ethics, per il quale ha ricevuto il World Technology Award nella categoria “Law”.
Guido Boella è Vicerettore Vicario ai rapporti con le imprese ed è stato Direttore del Dipartimento di Informatica e membro del Senato Accademico dell'Università di Torino dal 2018-2021. La sua attività di ricerca riguarda i campi dell'intelligenza artificiale, dell'informatica giuridica, della geoinformatica e della block¬chain. Ha realizzato software come il social network FirstLife e la wallet app blockchain Commonshood, ha inoltre partecipato a progetti di trasferimento tecnologico verso le imprese e ha fondato lo spinoff universitario Nomotika. È o è stato coordinatore di vari progetti regionali ed europei (ICT4LAW, EUCases, CANP, WeGovNow, Co-city, CO3, PININ, CH4I, NLAB4Cit) e del dottorato internazionale in Law, Science and Technology LAST-JD. È Vicepresidente di Competence Industry Manufacturing CIM4.0 e co-fondatore della Società Italiana per l'Etica dell'Intelligenza Artificiale SIpEIA.
Natura e artificio.
Dove inizia l’antropico e dove finisce il naturale?
È percezione comune che l’attività umana sia in diretto contrasto con la Natura e che le possibilità che l’artificiale offre siano moralmente inferiori. Tuttavia, questa semplificazione trascura il fatto che alcune cose ‘naturali’ sono effetto di intervento umano – o viceversa – oppure porta a rifiutare un’alternativa tecnica ‘artificiale’ per via di considerazioni morali, anche quando porterebbe benefici maggiori. Chiediamo dunque ai partecipanti alla Call for Papers di riflettere sul confine tra ‘natura’ e ‘artificio’ e sulle implicazioni morali che tale confine potrebbe o dovrebbe portare con sé.
Di seguito gli studenti e le studentesse vincitori della Call for Papers:
My name is Silva Bashllari and I am currently enrolled in the master’s degree in Data Science & Engineering at Politecnico di Torino. My academic journey has been quite nonlinear. I have always been interested in a wide variety of domains and after studying for a year at the American University in Bulgaria topics such as philosophy and history, I transferred my studies first in Software Engineering and then graduated in Business Informatics. Inescapably, my fields of interest vary just as much as my studies, including but not limited to: literature, languages, politics, economy and so on. I am an ardent supporter and contributor of open source knowledge platforms, specifically working with Wikidata. My current academic interest is on how the application of artificial intelligence as a general purpose technology will re-shape the fabric of our society.
"All theory is gray, my friend. But forever green is the tree of life", Goethe. The tree is an omnipresent symbol of naturality. However, ask a contemporary computer scientist to define a tree and they would think of the tree data structure, which we commonly categorize as an artificial entity. Our need to categorize is deeply ingrained in who we are as human beings. However, any theory trying to define the boundaries between naturality and artificiality is still as gray as Goethe mentioned in Faust a few centuries ago. For the purposes of this paper, I will differentiate these two concepts in a slightly unorthodox manner. The fabric of our reality, in the way that we perceive it based on our daily lives and activities, at the particular time and place we live in, is what is known to us, in other words natural to us. A variety of articles claim that youngsters nowadays are so adaptive in using the current technology that any new element is effortlessly integrated into their lives, appearing almost natural, which to many older generations feels distant and artificial. The topic will be developed in these lenses but the “naturality” and “artificiality” of technological integration into peoples’ lives and societal fabric won’t be compared in an intergenerational timeframe but rather in a larger scope. Specifically, the advent of artificial intelligence and its incorporation into society as a general purpose technology is expected to shift our understanding drastically. What will be considered natural in the age of AI? Since the beginning of time, humanity has encountered and generated profound changes in the way we organize our lives. Nevertheless, we always took the time to reflect. The rate of change associated with AI is exponential, leaving little time to reflect, adapt and naturalize. Thus, it is now more important than ever to contemplate.
Mi chiamo Riccardo Cuciniello (23 anni) e studio Filosofia Teorica (LM) presso l’Università degli Studi di Torino. Attualmente sto scrivendo una tesi in filosofia della biologia sul concetto di organismo nella sintesi estesa sotto la direzione della prof. Elena Casetta. Mi sono laureato (LT) con 110L in ermeneutica filosofica presso l’università di Roma Tor Vergata con il prof. Riccardo Dottori, uno degli ultimi grandi amici e allievi di H. G. Gadamer, con una tesi sul rapporto tra essere, essenza umana e tecnica nel pensiero di Heidegger. Lì ho proposto una fenomenologia metafisica della ecoangoscia (come esperienza della fine della natura) e della neuroangoscia (per la fine dell’umano). Ancora adesso, come nel presente elaborato, cerco di coniugare il rigore concettuale dell’ermeneutica alla speculazione metafisica, applicandoli alle questioni scientifiche ed etiche, biologiche ed ecologiche in particolare.
La domanda sul confine tra naturale e antropico (natura e tecnica, natura e uomo) richiede tanto una chiarificazione concettuale dei due poli quanto, e forse soprattutto, una chiarificazione del pretesto del domandare: perché sentiamo che il confine stesso tra naturale e antropico diventa problematico? L’interpretazione che offro pone alla base della problematicità stessa di questo confine una visione topologica del rapporto tra natura e tecnica, in cui le due si contendono il dominio sulle regioni dell’essere (quanto è ancora naturale? quanto è ormai artificiale?) – con la prima che retrocede vistosamente di fronte alla seconda. Tale contesa è tanto metafisica quanto epistemica. Dà infatti adito ai reciproci riduzionismi del fisicalismo (tutto è sempre “materia”, “natura”) e del costruttivismo (la natura è un costrutto ideologico, tutto è già antropico). Schiacciata tra le due parti è però la vita, la quale viene colpita da questo conflitto e sistematicamente ignorata. La mia proposta è invece un’analisi modale della coppia di natura e tecnica, la quale non solo ne abolisce il dualismo, ma vede entrambe come modi di un piano comune. Tale piano, il quale ci informa su una corretta interpretazione di natura e tecnica, viene maggiormente alla luce proprio lì dove le due sembrano confondersi, come su di un confine dai bordi sfumati: nella vita, intesa sia come evoluzione sia, soprattutto, come ontogenesi. Per questo è cruciale il supporto della biologia contemporanea. Tale analisi modale ri-determina il senso di natura e tecnica nell’attività antropica, e ci permette di superare le aporie poste dall’ibridazione (dalla medicina al ripristino degli ecosistemi) poiché ripensa proprio a quelle dinamiche di “confine”: seppur contrapposte nel concetto, natura e tecnica non devono esserlo nella cosa. Per questo è una proposta insieme teorica e pratica.
Sono una studentessa laureata in Comunicazione Interculturale e laureanda in Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università degli Studi di Torino. Attualmente sto conducendo un’indagine di carattere interdisciplinare tra l’antropologia e il diritto, al fine di gettare le basi di un ponte tra le due discipline che sia reciprocamente produttivo. Le riflessioni sul confine tra natura e cultura, nonché quelle sul rapporto tra esseri umani e mondo nonumano, hanno accompagnato in diverse declinazioni il mio percorso formativo dai tempi della triennale e, in futuro, continuerò a riflettere su questi temi nei loro risvolti giuridici, politici e antropologici.
Il diritto rappresenta il principale dispositivo di organizzazione e amministrazione della realtà sociale e politica nel quadro dello Stato moderno e fra le categorie più rilevanti che determinano la struttura del suo apparato normativo risiede il binomio di res e soggetto. Quest’ultimo designa chi può agire attivamente nella giurisprudenza, detenendo dei diritti e rivendicando la loro attuazione, mentre nel concetto di res ricadono quegli oggetti che vengono coinvolti solo passivamente dal diritto, che se ne interessa per normarne l’utilizzo, la proprietà o la salvaguardia. Il criterio che distingue l’uno dall’altro viene riconosciuto nella capacità giuridica, ovverosia una qualità connaturata all’essere umano in quanto tale, che si traduce nella facoltà di intendere e di volere. La contrapposizione tra res e soggetto sembra ricalcare quella più generale di natura e cultura, di cui è figlia e che, a partire dall’epoca moderna, costituisce per la cultura occidentale l’assunto in base al quale è percepita e costruita la realtà sociale. Le recenti Costituzioni di Ecuador e Bolivia, introducendo il riconoscimento di diritti soggettivi alla natura, res per eccellenza, hanno incrinato gli stretti confini della soggettività giuridica e indotto il pensiero occidentale a interrogarsi sulle proprie categorie. L’inaspettata declinazione latinoamericana della soggettività giuridica ha messo in discussione non solo il presupposto che determina la forma e il senso del diritto, ma ha trasgredito il principio di differenziazione tra natura e cultura, tra mondo inanimato ed esseri umani. Con gli strumenti dell’antropologia e quelli della giurisprudenza, il paper intende indagare il confine tra natura e cultura a partire dalla sua inosservanza nel caso latinoamericano della soggettività giuridica riconosciuta in capo alla natura.
Francesco Pinzauti si è laureato in Fisica e Astrofisica presso l'Università degli Studi di Firenze ed è studente del CdL magistrale in Artificial Intelligence & Cybersecurity presso l'Università degli Studi di Udine e l'Alpen-Adria-Universität Klagenfurt (Double Degree). È allievo della Scuola Superiore dell'Università degli Studi di Udine e sta attualmente partecipando al progetto CyberChallenge.IT.
L’incipit della storia umana è caratterizzato da una netta e chiara divisione tra naturalità e artificialità. Troviamo un uomo succube, timoroso, deferente verso la natura e possiamo cogliere questo sentimento in innumerevoli tratti della letteratura, della filosofia e della storiografia antica: si pensi a Erodoto, che narra di come i cittadini di Cnido volessero scavare un canale nell’istmo che congiungeva la Cnidia al continente, al fine di trasformarla in isola. Nel far ciò gli operai si ferivano ovunque, specialmente agli occhi. Gli abitanti chiesero quindi a Delfi il perché di tutto questo e la Pizia rispose: “Oh non scavate e non munite l’istmo! Non volle fare Zeus di Cnido un’isola”. Siamo evidentemente di fronte a una natura immutabile alla quale l’uomo è subordinato; un confine netto, dicotomico tra natura e artificio che sembrano realtà non intersecabili. In questo paper saranno identificati ulteriori riferimenti di questa acquiescenza dell’uomo antico e verrà soprattutto indagato il filo conduttore che ha portato la società, paradossalmente, all’attuale positivismo sfrenato, a un’apodittica esaltazione della tecnica la quale non si limita a spadroneggiare sulla natura ma, in un afflato di egemonia, ha la tracotanza di inglobarla, di scalfire il prima apparentemente incrollabile muro che le divideva fino a frantumarlo. Di questo saranno presentate innumerevoli dimostrazioni, in primis nel campo dell’intelligenza artificiale, delle reti neurali e delle tecnologie quantistiche: campi, insieme a tanti altri, con un impatto sociale potenzialmente devastante, innestati in una realtà biocapitalista che a sua volta affievolisce la passata dicotomia. Nella storia queste due entità contrapposte si sono in ogni modo sottratte a un confronto concreto vivendo in un antagonismo perenne: e quindi adesso, nell’“era della tecnica” che sorge l’urgenza di un’etica condivisa, del riconoscimento di una realtà che sia un continuum tra queste due entità apparentemente antitetiche, ed è questo il tentativo che questo elaborato proverà a portare a termine.
Mi chiamo Pietro Tagliavini, sono nato il 30/03/1998 ad Abano Terme (PD). Ho conseguito la laurea triennale in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova, con una tesi di estetica sul Realismo Pittorico, dal titolo “La Realtà delle Immagini e le Immagini della Realtà”. Prima di trasferirmi a Torino e iscrivermi alla magistrale in Philosophy (PIC – Philosophy International Curriculum), ho frequentato il primo anno del corso di laurea magistrale in Scienze Filosofiche erogato dall’ateneo patavino.
Perché Andrew Martin – protagonista del celebre film, tratto dall’omonimo racconto di Isaac Asimov, L’uomo bicentenario – preferisce morire da uomo piuttosto che vivere da macchina per l’eternità? A partire da una serie di premesse – mutuate dalle opere hegeliane –, quali:
cercherò di dare una risposta all’anzidetto quesito – risposta che verrà preceduta da quattro conclusioni:
L'edizione 2021 sarà realizzata
con il Patrocinio della Città di Torino, dell'Università degli Studi di Torino,
del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Collegio Carlo Alberto
Il Forum Ferdinando Rossi è un evento culturale annuale, gratuito, che propone una visione a 360° di un tema di grande attualità.
Relatori che, a partire dai propri differenti campi di ricerca, convergeranno sulla tematica prescelta.
Dal 23 al 25 Marzo 2022.
L’evento è aperto a chiunque sia interessato, anche a singoli interventi.
Aula Magna della Cavallerizza Reale, Via Giuseppe Verdi, 9, Torino.
L'evento sarà trasmesso in streaming sui canali ufficiali di ateneo.
Sarà possibile seguire l’evento al seguente indirizzo: https://media.unito.it/?channel=7.